"Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto." (Italo Calvino)
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ARGOMENTO: [#1] Il Nuovo Mondo

[#1] Il Nuovo Mondo 11/06/2010 05:02 #116

Periodo: Ottobre 2007

Numero partecipanti: 9
Psycho_Kikini
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 14:54 #174

IL NUOVO MONDO di Psycho_Kikini


1.
In una stradina desolata di Roma si trovava una biblioteca, frequentata per lo più da gente del quartiere o da amanti di libri antichi, dato che ne era molto fornita. La posizione poteva sembrare non molto conveniente, ma la biblioteca era sempre affollata di gente che si immergeva in letture di ogni genere. Il proprietario era un buffo signore sulla sessantina, Giulio, che per troppi anni aveva tenuto dentro di sé il sogno di aprire un biblioteca tutta sua, e un giorno questo sogno è uscito di forza dal cassetto, come un bambino alla fine della gravidanza. La sua biblioteca poteva in effetti essere il figlio che non aveva mai avuto. L’edificio era molto spazioso e presentava scaffali pieni di libri sempre puliti e messi in ordine. Di fuori sul muro sgretolato color arancione c’era l’insegna ormai vecchia ma sempre bella: Il Nuovo Mondo. Giulio aveva chiamato così la sua biblioteca per un semplice motivo: secondo lui ogni qual volta ci si tuffa in un libro, si entra appunto in un nuovo mondo, la sua biblioteca doveva dunque essere Il Nuovo Mondo per eccellenza.

2.
Il Nuovo Mondo era frequentato da pensionati a studenti, da impiegati in giacca e cravatta a squattrinati, insomma c’era di tutto e di molto diverso che era accomunato da una sola cosa: il piacere di leggere.
Un cliente fisso del Nuovo Mondo era Suzanne, francese trasferitasi in Italia all’età di 3 anni con i propri genitori e già da adolescente aveva incominciato ad amare la lettura più di ogni altra cosa. Lei andava al Nuovo Mondo perché lì Leggeva veramente ed era circondata da gente con cui si sentiva legata da un filo trasparente. Il suo genere preferito erano i gialli, ma variava volentieri.
Di fianco a Suzanne si sedeva sempre Marco, un impiegato di ufficio che spesso scavava tra gli impegni per cercare del tempo libero da passare alla biblioteca di fianco alla donna che amava ,anche se lei non ne era a conoscenza, e a leggere ogni tipo di libro. Marco era un lettore ambizioso, non tutti i libri lo soddisfacevano a pieno. Non preferiva nessun genere all’altro, anzi non amava proprio dividere le cose in generi ma giudicarle una a una. In fondo alla sala c’era Alberto, un giovane lettore di appena 14 anni. Era entrato la prima volta nel Nuovo Mondo per una scommessa con i suoi amici: aveva scommesso che avrebbe resistito a leggere per 4 ore, e ci riuscì. Da quel giorno si accorse di quanto fosse bello leggere, e viaggiare pagina per pagina. Così ormai era divenuto un cliente abituale, oltre ad aver vinto la scommessa.
Tutta sulla destra c’era Alba, una bella trentenne ancora studentessa universitaria. Lei le cose le lasciava sempre inconcluse, anche con i libri. Nello spazio del tavolo occupato da lei c’erano sempre almeno un paio di libri, i quali Alba non aveva finito di leggere e mai li avrebbe finiti. Era una tipa strana Alba, eppure in opposizione alla sua natura veniva ogni giorno al Nuovo Mondo.
In una stanza sulla sinistra c’era una coppia anziana che periodicamente si recava al Nuovo Mondo per leggere e scambiarsi le impressione sulla lettura appena usciti. I due si chiamavano Augusto e Manuela, erano ormai in pensione ma nel Nuovo Mondo erano degli iniziati.
In un tavolo sulla sinistra stava pacato Dario, un uomo che quando entrava in questa biblioteca si trasformava. Dario era un killer, praticava questo lavoro perché odiava profondamente l’umanità complice anche un’infanzia difficile. Suo padre era un militare e lo educò fin da piccolo a diffidare dagli altri e a non esitare se si trattava di far violenza. Già dall’asilo era stato un problema per gli insegnanti, e così ha proseguito gli studi in casa dando gli esami alla scuola. E’ cresciuto nell’oscurità, lontano dagli altri. Capitò nel Nuovo Mondo nel bel mezzo di un inseguimento a piedi da parte della polizia. Lui aveva un notevole vantaggio dai poliziotti e così vedendo questa via con pochi negozi decise di tuffarsi nella biblioteca. Rallentò poco prima di entrare per non dare nell’occhio e inevitabilmente avrebbe dovuto leggere. Non aveva mai letto un libro. Ne prese uno a caso e lo lasciò solo una volta finito. Dario ogni qual volta che entrava nel Nuovo Mondo era come se si trasformasse, non era più uno spietato killer, ma un uomo qualunque, pacato e tranquillo.
Appena entrati sulla destra c’era un’aguzza signora di ottant’anni suonati, che si recava qui la mattina e tornava nel tardo pomeriggio. Augustina, questo era il suo nome, variava genere da mattina a pomeriggio, perché per lei la mattina certe letture non si potevano fare al contrario del pomeriggio. Lei era una delle prima clienti del Nuovo Mondo, già al primo giorno d’apertura era entrata. Conosceva tutti i negozi del quartiere, e figuriamoci se si sarebbe lasciata scappare una nuova apertura.

3.
Il Nuovo Mondo piaceva immensamente a tutti quelli che la frequentavano, ma un giorno accadde quello che nessuno avrebbe voluto. Un corto circuito bruciò tutto in una notte, era venuta la guerra anche nel Nuovo Mondo, il fuoco era il nemico. E come un uomo di famiglia che cerca di recuperare i suoi figli dal crollo della casa, Giulio corse piangendo verso il Nuovo Mondo. Si gettò tra le fiamme per salvare “suo figlio”, ma quelle lo accerchiarono e lo finirono insieme alla sua passione. Il Nuovo Mondo morì bruciato. Bruciò l’amore di Mario per Suzanne, bruciò l’unica certezza di Alba, bruciò ogni possibilità per Dario di cambiare, bruciò la profonda passione del giovane lettore per la lettura. Del Nuovo Mondo restò la cenere e i ricordi.
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 14:55 #175

IL NUOVO MONDO di icarothelight


E' mai possibile?
Dopo tutto quel nero, quel buio... quel puzzo, finalmente la luce! Che strana sensazione! E' come essere infuocati dal sole... o meglio come dovrebbe essere...
Ma dove mi trovo? Il luogo è molto luminoso e a dirla tutta, spero che non sia quello che credo.
Mi gira tutto. Mi sento capovolto, come appeso... Cazzo ma sono appeso! Testa in giù. Ma cosa diavolo sta succedendo?
"Benvenuto!"
Chi diavolo è? Da dove proviene la voce?
"Sono qui"
Mi volto per quanto possa riuscirci e la sola cosa che vedo è una saponetta. Rosa, consumata e piuttosto lercia.
"Proprio io" fa "Sono qui!" Osservo meglio, non c'è nessuno...ora riesco a focalizzare meglio: mi trovo in un cesso. Un cesso lurido anche se l'odore è molto meglio del posto dove sono stato per tutto questo tempo.
"Beh a dirla tutta ci sono anch'io"
E adesso? Chi cazzo ha parlato??? La stanza è chiaramente vuota.
"Sono stato io a parlare...mi sto stancando di tenerti su... credo che tra poco ti lascerò cadere.."
Guardo d'istinto su poi guardo giù. Non riesco a capire quale delle due cose mi raggeli di più. Non c'è assolutamente nessuno sopra di me, mentre il pavimento dista tantissimo. Un'infinità... Se qualcuno mi lascia andare, sono davvero finito. Ma che posto è questo? Dove cazzo mi trovo???
"Sei in un cesso. Avevi già la risposta..." Stavolta a parlare è l'asciugamano ne sono certo, come ormai sono sicuro di aver sentito la voce di una saponetta.
"Ma sta tranquilla, tra poco tutto finirà..." era lo specchio, stavolta! Ma che cazzo succede? Liberatemi!!!!
Sento che la presa comincia a cedere, qualcuno o qualcosa mi sta lasciando andare. Il coro di risa, mi investe dondolandomi... stanno ridendo tutti! La saponetta! Lo specchio! Il rotolo di carta igenica! L'asciugamano!La fine è vicina e morirò senza sapere nulla di quello che mi è successo. Cazzo cerca di ricordare! Cerca di ricordare!
Di colpo, la presa non c'è più...è la fine.. il mio volo verso la morte è iniziato. Le risa si fanno più soffuse, poi non ride più nessuno.

Clarence, entrò nel bagno poco dopo essere entrato in casa. Osservò subito quello che negli ultimi giorni era divenuto il suo cruccio. Ne ebbe la conferma. Sbuffò e sbraitò ai 4 venti:
"Mamma il rubinetto perde ancora! Ma ti decidi a chiamare l'idraulico?"
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 14:57 #176

IL NUOVO MONDO di marcoslug


Non ho molto: un lavoro in cui non credo più, una riserva di bourbon che mi ha passato sottobanco Hank, la compagnia dolce e discreta di un manipolo di cinquantenni altrettanto disperati.
Lavoro in una di quelle famose “radio dei numeri”, scandisco cifre e sequenze di lettere apparentemente senza senso a frequenze che solo i radioamatori più incalliti si mettono a scandagliare; il tutto a uso e consumo delle spie rosse fuori territorio. Mi hanno assunto perché avevo una voce chiara e squillante e perché prima ero un militante che credeva nei suoi ideali. Ora non più; il mio è un odio diffuso e ugualmente intenso in tutte le direzioni: odio quei numeri, odio l’alfabeto greco, odio servire chi mi ha portato a questa solitudine.
Non ho molto, ma mi accontenterei anche di meno, se solo avessi Adonia.
Adonia… l’ho data in affido, ormai trenta anni fa, ad un suo zio di Kreuzberg, perché qui non avevo i mezzi per curare la sua banale varicella. Poi il bastardo ha deciso che l’Europa non era abbastanza per lui e ha lasciato la mia piccola Adonia da sola, in balia di questo pazzo mondo, e me in preda ai sensi di colpa che credo di meritare. Da lì in avanti è stata solo una storia di visite controllate e permessi revocati, e di revoche che non sono state più revocate.
Sento freddo e mi manca l’aria allo stesso tempo. Bernd, uno del club dei cinquantenni disperati, sguscia verso di me:
- Ehi Caspar, ti va una partita a skat? Ci manca il terzo…
- Non ora, amico.
- Cristo, Caspar, questa roba finirà per logorarti il fegato – rintuzza Bernd, gettando un’occhiata al mio bicchiere pieno di vodka a buon mercato.
- È proprio quello che desidero, Bernd.
Bernd, a tale risposta piccata, se ne va via sconfitto, e un altro brivido di freddo mi percorre dentro. L’aria si fa insopportabilmente opprimente, come se ci fosse qualcuno a stringere una morsa attorno al mio collo. Fisso la torbida vodka e per un attimo mi sembra di vedere apparire il viso della mia Adonia, invecchiato di dieci anni dall’ultima volta che l’ho incontrata. Mi sorride, io le vorrei sussurrare qualcosa, ma non faccio in tempo ad organizzare una frase che un fitto tessuto di numeri e lettere va a sovrapporsi a quell’immagine di pietà e speranza.
Un giovane smilzo, con un fazzoletto con i colori della bandiera americana attorno al polso, irrompe nel locale e prende ad urlare con voce ansimante e stanca:
- Ci siamo signori! Zio Günter ha detto che la disposizione è immediata!

Non ricordo molto circa il dopo. Solo un imperioso levarsi di voci per tutte le strade, opinioni e notizie scambiate con veemenza, e parole inglesi pronunciate in libertà. E poi la corsa in massa verso i checkpoint della città. Berlino, 9 novembre 1989: il Nuovo Mondo avanza sopra un cumulo di macerie, mentre una dose massiccia di barbiturici paralizza il mio apparato circolatorio. Non ho scelto un buon giorno per morire.
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 14:59 #177

I MAYA SULLA LUNA di efri77
Strategie di lotta tra vecchi e nuovi mondi.


Sono certo che a tutti voi prima o poi è capitato. Sono situazioni, immagini nelle quali ci s’imbatte solitamente all’improvviso, mentre si pensa a tutt’altro. Eppure ci colpiscono e restano nei nostri sogni, nei nostri occhi come tatuaggi in stereogrammi della nostra vista; da lì in poi saranno il fertilizzante delle nostre idee.
Ho visto un uomo robusto, anziano, con gli occhialoni da vista e la camicia verde pisello che fiero portava al guinzaglio un maiale e lo faceva urinare e defecare in un gran campo pronto per esser edificato. C’è un nuovo mondo che avanza, che ci mette in pericolo, quale migliore idea di questa per difenderci.
Diciamo la verità: chi di noi andrebbe a vivere in mezzo a una civiltà dove si passeggia con i maiali appresso? Lo so, non obiettate subito... è limitata come idea, ma possiamo applicarla su una scala molto più vasta, un po’ d’ingegno vivaddio! Difendiamo i nostri valori rubando allo Stato e ai privati con le nostre aziende e le loro speculazioni, fregandocene delle tasse, tuteliamo la nostra società civile ignorando i bisogni dei più deboli e magari litigando nel traffico ad ogni incrocio. La famiglia va difesa ad ogni costo quindi avanti con i night e le strade della prostituzione. Armiamoci e partiamo! Per la religione poi non ne parliamo, sarà davvero dura con tutti quei comandamenti da violare per poterci salvare ed assicurare un futuro. La nostra sarà un’impresa non dappoco, non nascondiamocelo, alcuni di noi si perderanno per strada, ma non possiamo non lottare, lottare tutti e presto sia pure a costo di qualunque sacrificio. Rimbocchiamoci le maniche e rendiamo i nostri posti, i posti che sono stati dei nostri padri e che saranno dei nostri figli, luoghi dove nessuno vorrebbe mai vivere; solo allora potremo affermare d’avercela fatta e d’aver difeso la nostra civiltà. C’è chi afferma che i Maya siano andati persino sulla Luna, ma all’arrivo dei conquistatori abbiano sacrificato civiltà, tecnologia e quant’altro per poter apparire i più barbari possibile. A Tikal i templi a piramide contengono ancora migliaia di ipod e lcd nascosti nelle stanze più inaccessibili, persino le cronache delle prime edizioni degli hattrick master sono state fatte sparire dal server perché dominate dalle squadre dello Yucatàn mentre s’inventa la pelota: al posto del ban la decapitazione.
La Storia, perché alla fine è quella che conta, ha insegnato che così facendo poi...
Che cazzo! Devo ricordarmi: mangiare kebab alle 4 della notte provoca delirio nel sonno (sti cavolo di Arabi). Evitare!!!
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 15:01 #178

IL NUOVO MONDO di maxmara


Ciao, sono Marco Mondini, 29 anni, posto fisso in banca, bello stipendio, economia aziendale fino ai 25 anni, bella vita, canne, amicizie "giuste"; ho successo con le donne, ora convivo, ho tanti amici (e amiche..) per uscire di sera.
Che bella vita... la vuoi barattare?!?!?

Ok, lo ammetto, sono fortunato: ho tutto quello che si può desiderare.
Ogni tanto per la verità sento qualcosa dentro, qualcosa che non va; un omino piccolino piccolino, probabilmente con un caschetto e una tutina mimetica, che esplora i miei vasi sanguigni e lentamento mi circola in tutto il corpo, e mi si ferma in testa e non mi molla più. Poi però vado a dormire e quando mi sveglio, puff, l'amichetto è sparito. E io sono di nuovo io, Mondo, pronto a una nuova avventura.
Quando non esco di sera finisce sempre così, con l'alpinista in corpo. Mi chiudo in uno sgabuzzino e scrivo storie di quasi-famiglie. Storie di famiglie modello, di famiglie belle, di famiglie alla brillantina e di famiglie cotonate. Famiglie da copertina. Famiglie da Famiglia Cristiana. Famiglie come non ce ne sono. Mai.
Famiglie-amore. Amore-famiglia. Famiglia-Amore-Amore-Famiglia. Autocommiserazione. Scrivere di amore è la fasulla ricchezza dei poveri.
Come dite?! La macchina sportiva? Il lavoro in banca? Io sono ricco?
In queste serate io sono povero. Povero di spirito. Per fortuna però (me l'ha detto Cark Gable) domani è un altro giorno, e dopo una dormita l'omino se ne va.
E' meglio uscire di sera, specie se lo si fa con le amiche giuste. Marta. Carrozzeria decente. Buon assetto. Ciuccia assai. Macchina sportiva. Amica sportiva, Marta.
E' fidanzata?! Beh, anch'io.

Le implicazioni sentimentali però prima o poi bloccano tutti. Non me, ovvio, io sono una specie di Dio, ma tutti gli altri si.
"Stasera niente, sono fidanzata..."
"ah, e che cazzo siamo usciti a fare?"
"per parlare un po'..."
"per parlare?! siamo usciti per parlare? Non erano parole fini a un accoppiamento selvaggio? Non parlavamo per creare atmosfera intorno alla monta folle? Stavamo parlando per il gusto di parlare?"
Stavamo parlando per il gusto di parlare. Il suo.
L'ho lasciata a sedere in riva al fosso, come una prostituta qualunque. Come dite?! Ho esagerato?!
Non credo, io sono così e non mi cambierete mai...

Non vedo Marta da 10 anni.
Stanotte ripensavo a quell'ultimo incontro, ai pensieri che affollavano la mia mente in quei giorni, alle mille amicizie e ai miei raccontini pieni di falsità. Erano famiglie sdolcinate, false, ridicole.
Oggi pomeriggio invece ho un'immagine negli occhi. Io, che ho sempre odiato la pesca, oggi sono a sedere sull'argine del fiume. Ho la canna da pesca in mano, mi incanto per un istante sui vermicelli che ho portato da casa. Come si pesca, e che esche si usano, me lo ha insegnato un amico. A me non interessava, ma ora è diverso. Una voce mi chiama. E' felice, raggiante, entusiasta. Ha appena trionfato. Ha pescato il suo primo pesce. Quella voce mi è familiare, quella voce ha qualcosa di mio. Quella voce è di mio figlio.
Si gode un momento magico, solleva il suo trofeo e mi rende partecipe della sua vittoria. Mi si avvicina, mi schiaffa un sonoro "5" con il palmo della mano e mi si butta al collo; il suo abbraccio mi stringe, mi stritola, mi fa salire le lacrime agli occhi. Mi vuole bene; me lo dice la sua voce: le cose belle gliele insegno io, io ci sono sempre.
L'ho visto, emozionato, leggere un bel messaggio in Chiesa durante la sua comunione; mi ha guardato e il mio sorriso gli ha dato fermezza; ha cercato i miei occhi dal trampolino della sua prima gara di nuoto, e io mi sono sbracciato per garantirgli il mio appoggio; ha cercato il mio sguardo alla lezione di piano, con le dita tremanti e imbranate: gli sorridevo in silenzio, con le mani sulle ginocchia (come Forrest Gump).

Quel pesce è un altro successo, io ci sono sempre.
Voglio anche che soffra prima o poi, il minimo necessario per crescere; voglio vederlo una volta ubriaco, perchè si deve provare tutto, ma una sola; voglio che rimanga per sempre il bravo ragazzo che è, anche se a volte ai miei occhi di padre non sembra.
Padri e figli sono uguali: parlano una lingua propria. Ognuno la propria.
Voglio fidarmi di lui, come mi sarei fidato di me stesso quando mio padre non poteva farlo; un padre non ritiene mai il figlio abbastanza responsabile, ma io non voglio essere cieco, voglio dargli fiducia ogni volta che mi dimostri di meritarla.
Voglio potergli dare tutto ciò che vuole, voglio che studi, voglio offrirgli tutti i soldi che servono, anche se lui mi dirà che vuole essere indipendente.
Voglio la salute eterna per lui, e tutte le gioie possibili; voglio la salute anche per me, solo per aiutarlo quando avrà bisogno, per esserci per lui, per vederlo crescere e per far crescere bene anche i suoi figli.
A quel punto, vecchio padre realizzato, voglio morire in un cinema, solo con me stesso, mentre vedo un bel film. Voglio morire così, con un grande proiettore alle spalle e un immenso sorriso in faccia...

Ma è un futuro remoto, a cui non si deve pensare. Non fa parte della mia personalità; o forse sì...
Guardo il mio piccolo e raggiante figlio pescatore e penso a quanto tempo sembra passato da quando facevo vita di bagordi, penso a quanto è azzeccato il detto "quant'acqua è passata sotto i ponti"...
Ho messo la testa a posto, è nato un piccolo me, un piccolo Mondo. Gli insegnerò l'inglese, la guida, la contabilità, l'uso del termostato del frigorifero. Mettendo a sua disposizione quello che so, sto scoprendo un mondo nuovo. Sono diverso, davvero. Ma sono sempre io. Semplicemente, il nuovo Mondo.
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 15:02 #179

NUOVO MONDO di simcam


Vollero infine accontentarmi. Se Simone dice che questo Nuovomondo è un bel film, guardiamolo!
Sono sicuro che accettarono di guardarlo solo perché ero l’ultimo arrivato del cineforum. Non sapevano quindi, se questo nuovo ragazzo era taciturno perché timido o perché, francamente, si era già rotto i maroni da un pezzo di sentir parlare della politica del centrosinistra e di giovani trentenni dai grandi ideali sociali.
In realtà erano tutte e due le cose. Ed io dissi che era un bel film perché: a) mi sembrava politicamente corretto per l’occasione; b) perché volevo sembrare intelligente davanti alla ragazza mora; c) l’aveva detto Linus alla radio.
Iniziammo a guardarlo, tutti davanti al televisore. Pochi eletti sul divano, altri seduti per terra, uno, cioè io, sulla scomodissima sedia della cucina che mi aveva già procurato delle piaghe al sedere durante la cena.
Non è possibile – continuavo a pensare – che un film sia brutto già dai primi cinque minuti!
L’atmosfera si faceva sempre più tesa. Sentivo il malumore serpeggiare tra i miei nuovi amici. Avrei giurato di aver sentito anche delle frasi ingiuriose nei miei confronti.
“Vi ho detto che questo film sarà candidato agli Oscar?”, provai a dire per stemperare un po’ la tensione.
“Se l’hanno candidato, qualcosa di bello ci sarà… ah ah…”. L’assenza di risposta mi fece capire che no, non c’era più speranza di far apprezzare quella merda di film.
Del resto non mi sentii di dargli torto.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la scena finale. I protagonisti, emigrati in America, facevano il bagno in un mare di latte. Era la fine, sentivo ormai la rabbia dei miei compagni di cineforum trasalire, non sapevo per quanto tempo si sarebbero trattenuti.
“Io credo proprio che…”, gli occhi erano già puntati tutti su di me. Gli leggevo la sete di vendetta. “Credo proprio che ora… correrò in bagno!”
Corsi via, inseguito da tutto il gruppetto del cineforum. Giusto il tempo di dare un giro di chiave che sentivo le spallate tentare di sfondare la porta.
“È un film di merda, e allora?”, cercavo di giustificarmi.
“Perché ce l’hai fatto vedere?”, “Chi volevi impressionare? Addirittura candidato all’oscar? Esci fuori che te lo diamo noi l’oscar.”
“Non è colpa mia, mi è stato consigliato. Per curiosità… la morettina l’ho impressionata?”
Non so perché lo chiesi. Sentivo che ormai la situazione era disperata e persi ogni remora.
Comunque la morettina era la fidanzata del padrone di casa. E anche lui perse ogni remora e decise che doveva farmi del male a tutti i costi.
Alla fine riuscii a scappare via dalla finestra, scendendo dal secondo piano al piano terra appoggiandomi ai tubi delle fognature.
Ed è per questo che adesso mi trovo qui, a Milano, in via Massena 2, per discutere con Linus dei suoi gusti cinematografici. Perché non si può dare consigli così, alla leggera, senza pensare alle conseguenze. A meno che tu non abbia intenzione di trasferirti per sempre in un nuovo mondo.
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 15:04 #180

IL NUOVO MONDO di hansolo75


Una stanza affacciata sul niente, la chiamavano la Casa nella Roccia o anche Symbiotic Neural-fu##-up-net o semplicemente il Nuovo Mondo. Alcuni scrittori, prima di farsi saltare in aria il cervello, avevano provato a descriverla, ma non erano mai riusciti ad andare oltre la parola "io". Johnson X. - che quasi tutti chiamavano San Giovanni l'apocalittico - me ne aveva parlato e io non ci volevo credere. La chiamava anche la stanza "144 000 cubiti e non uno di più". Una coppia di architetti, per metà androidi della generazione uscita male, annoiati dagli incredibili guadagni speculativi nella ristrutturazioni di vecchi edifici a Downtown - e che si era flippata completamente con la sostanza Omega, quella brutta avventura chimica nata dall'ultima riforma ambientale di Doctor Liserlayle, in pratica ti raddoppiava la coscienza, l'assumevi sparandoti con un laser nella ghiandola pineale e poi sentivi la voce della luce e ti mettevi a parlare attraverso i numeri - aveva così deciso di costruire una stanza affacciata sul niente (o quello che poteva avvicinarsi al niente, secondo loro...), grazie a un complesso sistema di simulazioni percettive garantite dall'isomorfismo fra le pareti, ad una a una opposte e di cristallo cangiante arrugginito con acqua santa e forfora di Paul Smith, e un megafono in tessuto epiteliale collegato al cervello di Britney Spears, la famosa cantante dei primi anni del ventunesimo secolo; ora viveva criogenizzata in una bara di sicurezza di livello 10 su Marte. In breve la stanza veniva affittata a 5 minuti - nessuno riusciva a resisterci un minuto di più - e ogni inquilino usciva con un'idea diversa e un ricordo che gli scompariva nel giro di un istante. Quando voleva descriverla con troppa precisione finiva per lasciarci le penne - e di sua spontanea volontà. Le prime parole di chi c'era stato sfumavano nell'oblio appena varcata la soglia, "Ho visto.." puf, nient'altro o immagini sconnesse, che non erano mai in grado di organizzarsi in una descrizione, a suo modo, coerente. Fu così che decisi di recarmi in questa stanza, su suggerimento della rivista per cui lavoravo "HT-Fed-Underground Writing's friends" e presi appuntamento per il giorno 18 ottobre 2007, ore 19.05 pm, esattamente quando firmai il registro degli ospiti col mio nome, consegnai il mio tagliando di immatricolazione dell'identità personale alla bella figliola alla reception - un droide che assomigliava a un incrocio fra Marilyn Monroe e Jayne Mansfield - con un nonsoché di Charles Manson, e attesi l'apertura elettronica della porta scorrevole. Uno sbuffo di aria calda e dolciastra, mi accolse, provocandomi un po' di bruciore agli occhi. Poi feci un passo, mi fermai di colpo, dopo alcuni istanti avanzai, ne feci un altro. E un altro ancora. Ero dentro. Era il Nuovo Mondo, niente più di una stanza affacciata sul niente. Un niente cangiante, come un arcobaleno senza cielo. Non era comunque male. O almeno così sembrò per i primi cinque minuti. Poi.. A QUESTO PUNTO LA DESCRIZIONE DELL'AUTORE VA IN TUTTE LE DIREZIONI POSSIBILI E RISULTA INCONGRUA E INATTENDIBILE. PER QUESTO E' STATA OMESSA.
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 15:07 #181

IL NUOVO MONDO di HIO-Paco


E in concrusione, e medici arebono
cativo stare a ta' luogo.

Amerigo Vespucci


Un lampo illuminò il cielo.
Sotto quella luce sovrannaturale comparve una nave tra le acque di una piccola baia.
D’improvviso con un inconcepibile fragore, fu come se il cielo si fosse squarciato e l’aria fu riempita dal terribile rumore di quel tuono.
La nave, nella sua piccolezza al confronto delle gigantesche onde che cercavano di portarsela dietro, sembrava lottare, nonostante tutto, per rimanere a galla. All’interno della nave sedeva un uomo alla sua scrivania, con un libro sotto il naso, malgrado la sua sedia venisse spinta da una parte all’altra della piccola stanza di legno.
L’uomo, che poteva aver visto almeno un mezzo centinaio di primavere, portava sul naso un paio di occhiali d’osso, con le lenti a forma di mezzelune e fissava attento lo stampato che si era procurato poc‘anzi nella sua biblioteca personale.
Proprio mentre, lentamente, svaniva in lontananza il bubbolio del tuono, entrò nella stanza un ragazzo con appresso non più di sedici anni, vestito di una canottiera a strisce sotto la quale si intravedeva l’ombelico su un fisico non proprio longilineo.
«Signor capitano, non è sicuro qui, dobbiamo spostarci»
Il vecchio si tirò con la mano destra gli occhiali fino alla punta del naso e squadrò il giovane da sopra di essi.
«Da quant’è che sei al mio servizio, mozzo?»
«Da diversi anni, signore»
«E ti è mai successo qualcosa in questa baia?»
«No, signore»
E inforcati nuovamente gli occhiali, il capitano ritornò al suo libro. Il mozzo rimase un po’ in piedi sulla porta, poi si girò e tornò alla sua branda, mentre la pioggia picchiettava incessante sul ponte.
Erano trent’anni che la nave non si muoveva da quell’insenatura.
Due soli conoscevano il motivo di quella permanenza. Uno era il capitano e l’altro nessuno sapeva chi potesse essere, ma era tramandato che un’altra persona fosse depositaria del segreto.
All’età di vent’anni, quando era ancora il marinaio più richiesto e il pirata più temuto, Jack era stato trascinato su una nave che non solcava nessuna delle rotte segnate sulle carte. In breve aveva fatto carriera e si era conquistato il rispetto dei suoi compagni, fino a riuscire a capitanarli.
La sua nave era la più temuta di quell’oceano sconosciuto, solo a sentire il suo nome gli uomini si chiudevano in casa e le mucche non davano più latte per mesi.
Un giorno l’imbarcazione aveva attraccato in una baia solitaria per i rifornimenti. Metà dell’equipaggio era sceso per una ricognizione e il capitano, addentrato nella boscaglia, si era imbattuto in un orso di dimensioni enormi. Nessuno sa con precisione cosa avvenne in quegli istanti, ma certo era risaputo che Jack non fosse uno sprovveduto e che con le armi ci sapesse fare. Fatto sta che tutto ciò che ricordava era di aver tirato fuori la spada per far fronte all’orso e poi il buio. Si era risvegliato in una tenda con il corpo ricoperto di bende, un moncone al posto della mano sinistra e una fascia imbevuta d’acqua fredda sulla fronte.
Una donna bellissima stava finendo di medicare una lieve ferita appena sopra il ginocchio e quando l’allor giovane pirata la vide, fu come se una nuova vita si aprisse davanti agli occhi.
Rimase incantato da quella creatura, quella creatura che lo aveva curato e che probabilmente gli aveva salvato la vita.
Quando, alcuni giorni dopo, Jack fu completamente ristabilito, lei lo portò in cima a una rupe dalla quale si poteva vedere tutta l’isola. Davanti ai suoi occhi c’era l’intera foresta, che si apriva per la sciare spazio al mare sul quale era poggiata, come una foglia secca, la sua nave.
Jack era senza parole, stava per esprimere la sua meraviglia, quando venne interrotto dalla ragazza.
«Qui, nel Nuovo Mondo, l’uomo non potrà mai togliere ciò che gli è stato donato ed è per questo che quest’isola è così bella, perché non sarà mai contaminata, e così chi ci vive sopra non verrà corrotto dall’ipocrisia e dall’odio e, se vi crederà sufficientemente, potrebbe persino arrivare a non crescere mai»
«Ma tutto questo è assurdo»
«Non devi fare altro che crederci; sei qui è questo dovrebbe essere sufficiente»
E così dicendo si allungò ad appoggiare le sue labbra su quelle del giovane pirata.
Quando la sua bocca si incontrò con quella della sconosciuta, Jack capì che era tutto vero e che il giorno che l’umanità avesse smesso di credere alle storie, sarebbe stata la fine della stessa.
Il bacio si prolungò per alcuni secondi, poi lei si allontanò accarezzando dolcemente la guancia ferita del capitano.
«Ora vai, la tua ciurma ti sta cercando»
«Ma io non voglio andarmene»
«Tu te ne andrai, perché è così che deve essere. Se ci crederai a sufficienza un giorno tornerò, ma tu devi promettermi che farai di tutto pur di far andare avanti la storia»
Un altro lampo illuminò il cielo.
E anche questo fu seguito da uno dei boati più fragorosi che l’isola avesse mai sentito.
Il vecchio chiuse il libro, si tolse gli occhiali e guardò fuori attraverso una piccola finestrella. Poco a poco il temporale si placò, il sole tornò a splendere, e, con esso, un arcobaleno riempì di colori il cielo.
Jack, leggermente claudicante per l’età, si avvicinò alle brande con i suoi pirati.
Me lo vidi arrivare incontro raggiante come non lo vedevo da tempo. Mi fissò per una manciata di secondi e poi esclamò:
«Stanno arrivando, il ragazzo con i suoi»
«Dice sul serio?»
«Assolutamente sì. Prepara l’uncino, Spugna, la storia deve continuare»
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Re: [#1] Il Nuovo Mondo 18/06/2010 15:07 #182

IL NUOVO MONDO di Spammowarrior


La sabbia gli entrò in bocca e nelle narici, destandolo.
L'uomo si alzò lentamente, come stordito, e si guardò intorno cautamente. Si trovava in una spiaggia, dall'aspetto esotico, ma nulla di più dell'ovvio suggeriva allo sconosciuto la sua esatta posizione.
Si concentrò per qualche secondo, sforzandosi di ricordarsi chi fosse, o cosa ci facesse in quel luogo, ma alla mente non affiorarono che ricordi mossi e confusi. Non riusciva nemmeno a ricordare l'aspetto del suo stesso viso. Traballando si avvicinò alla riva del mare, per specchiarvisi. Si sporse sull'acqua, e l'acqua gli restituì l'immagine di un uomo dalla barba ispida, i capelli incolti, il naso prominente e lo sguardo impaurito. La sua immagine. Incredulo, si passò le mani sul viso, per accertarsi della veridicità dell'acqua. La barba gli raschiò sulle mani, il naso svettò sotto i pollici e i capelli scivolarono tra le dita.
Lo sconosciuto si girò ora verso terra, per osservare il luogo in cui si trovava. Vide un tratto di spiaggia, e dietro di esso vide confusamente una sorta di boscaglia, e alti alberi esotici egualmente poco nitidi. Lo sconosciuto tentò invano di mettere a fuoco: da qualunque posto provenisse, di sicuro non aveva portato con se i suoi occhiali.
Si fece coraggio, dunque, e si avvicinò per osservare meglio: esperienze della sua vita precedente gli suggerivano che quelle fossero palme da cocco. Buon per lui, almeno avrebbe avuto qualcosa di cui nutrirsi.
Iniziò a perlustrare il luogo, procedendo lungo la riva: il sole stava iniziando a calare, e gli girava la testa. Si fermò, cercò con tutto se stesso di rimanere in piedi, ma le forze gli mancarono e franò a terra.
La sabbia e l'acqua gli entrarono in bocca e nelle narici, destandolo.
Si rialzò, forse con la vaga speranza che tutto quello fosse stato solo un sogno.
Ma la realtà lo colpì come un pugno in faccia: quello era il suo nuovo mondo.
Sempre che ne avesse già avuto uno, precedentemente.
Osservò di nuovo le palme da cocco, i cespugli sotto di essi, illuminati dal chiarore della luna. E l'idea gli balenò in mente come un fulmine. Sapeva, forse solo sperava, che quello fosse l'unico modo per uscirne. L'unico modo perchè tutto tornasse come prima.
Risoluto ad andare fino in fondo, si diresse verso la boscaglia. Vi erano alcuni alberi arrampicabili, così iniziò a scalarne uno, con una tecnica goffa e impacciata. Ma d'altrone forse non aveva mai scalato un albero, prima. Quando le braccia iniziarono a non sostenerlo più, si fermò, e guardò in basso. L'altezza gli sembrava più che sufficiente.
I suoi ultimi pensieri andarono ad una donna che forse non aveva mai davvero conosciuto, a dei figli che forse non aveva mai generato, ad un dio in cui forse non aveva mai creduto.
Guardò la luna, per la prima e ultima volta.
Poi, l'unica sua sensazione fu il vento sul viso e tra i capelli.
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